Erano gli anni ‘70, quando in Francia nacque una nuova corrente culinaria, denominata dai critici gastronomici, Henri Gault e Christian Millau, Nouvelle Cousine.
Un nuovo modo di intendere il cibo, una Rivoluzione della tradizione per celebrare una nuova cucina, che arrivò in Italia, solo 10 anni più tardi grazie allo Chef Gualtiero Marchesi.
L’elemento che caratterizza, forse più di tutti, la Nouvelle Cousine, è la semplicità: non più pietanze ricche e pesanti, preparate con largo anticipo, ma una cucina “veloce”, preparata poche ore prima di servirla. Piatti non troppo elaborati, né troppo conditi. Gli ingredienti devono trattenere i sapori “puri” senza essere coperti da condimenti pesanti come salse e sughi complessi proprio per esaltarne il vero gusto. Vengono eliminate le cotture lente a favore di quelle più brevi, fino ad arrivare alle crudità. I menù vengono ridotti privilegiando pochi e selezionati piatti per offrire solo alta qualità.
La creatività diventa l’ingrediente principale in mano agli Chef che ancora oggi, fanno di questo nuovo concetto di gastronomia, un vero e proprio status sociale trasformando i loro piatti in un’esperienza multisensoriale.
A questa concezione si accompagna poi un aspetto rappresentativo della Nouvelle Cousine, per troppo tempo sottovalutato dalla cucina tradizionale: la presentazione dei piatti, attraverso combinazioni e accostamenti di colori, sapori e forme che spesso sembrano quasi vere e proprie opere d’arte.
Il cibo, in questa nuova visione, non rappresenta solamente il mezzo con il quale nutrirsi, ma è tanto e tanto altro:
Il piatto si autocelebra, diventando allo stesso tempo essenza e sostanza di un inno alla nobile arte della cucina.
