La cucina giapponese aiuta a stare meglio

La cucina giapponese aiuta a stare meglio

La tradizione culinaria orientale è una vera e propria scienza degli alimenti che modifica saperi, forme e abitudini non solo per la semplice soddisfazione del palato, ma anche per l’equilibrio fisico. Un esempio di questo approccio è la cucina macrobiotica, creata dal giapponese Georges Ohsawa, che applica i principi yin e yang della filosofia orientale al valore nutrizionale dei cibi.

Il sushi (nigiri, temaki, uramaki, hosomaki sono le sue forme principali) ha un’origine popolare e la sua nascita si deve all’antica abitudine di conservare il pesce, soprattutto durante i viaggi, in strati di riso salato. Solo in seguito il cereale, divenuto la base per consumare i filetti di pesce, ha dato il via alla vendita del sushi (che letteralmente significa “aspro” per via del sapore acidulo del riso) come cibo da strada nelle tipiche bancarelle (yatai), entrando di buon grado nelle abitudini alimentari dei giapponesi.

Pur essendo un cibo gustoso e salutare, soprattutto per la presenza dell’alga nori che depura e integra nell’organismo molti sali minerali (controindicata però a chi soffre di ipertensione), insieme al pesce crudo che mantiene inalterati tutti gli omega3 necessari al benessere dell’apparato cardiocircolatorio; il sushi non rappresenta la portata principale della cucina giapponese, ma è ciò che l’Occidente ha raccolto e scelto di diffondere su vasta scala di una tradizione molto più vasta e articolata.

Un aspetto molto interessante della cucina giapponese tradizionale e, in senso più ampio, della cucina orientale, è l’attenzione riservata allo stato psicofisico dell’individuo nel momento in cui il cibo viene consumato: suddividendo i vari alimenti tra “riscaldanti” e “raffreddanti”, ad esempio, la scelta dell’alimento e il metodo di preparazione possono variare a seconda dello stato di salute. In presenza di un raffreddore, ad esempio, andrebbero preferiti alimenti “neutri” o “caldi” come carota, cipolla o zenzero, ed evitati alimenti “freschi” o “freddi” come zucchero bianco, cetriolo o merluzzo. Inoltre, nell’ottica della preparazione, si dovrebbero preferire zuppe e arrosti a insalate e fritture.

L’interesse riservato a questo tipo di conoscenze modifica il modo di pensare al cibo: non solo un’esperienza del gusto, ma uno strumento per sentirsi bene e preservare la salute in modo naturale.

2017-09-06T09:46:23+02:0016 Febbraio 2016|

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